Il problema del parcheggio: ogni auto per circolare ha bisogno di almeno 3-5 posti auto, ecco perché non c’è mai posto

Ovunque vada, un’automobile ha bisogno di un posto auto. E non è detto che quello che ha lasciato libero sia utilizzabile da un’altra auto (per esempio perché è privato, oppure perché in certi orari quella strada resta libera e vuota).

Molti automobilisti sognano un mondo di favola dove si può risolvere il problema dei parcheggi semplicemente costruendone di più.

A differenza di quello che credono molti, NON basta un solo posto auto per ogni auto. Se tutta la mobilità dovesse avvenire solo in auto, occorrerebbero almeno da tre a cinque posti auto per ciascuna automobile, pubblici o privati:

  1. Un posto auto sottocasa
  2. Uno presso il posto di lavoro
  3. Uno al supermercato
  4. Uno dal verduraio, in farmacia, dal ferramenta
  5. Uno al ristorante, in trattoria, al cinema, al teatro eccetera.

E più l’auto viene usata, più posti auto servono.

In questo filmato un esempio concreto. Il parcheggio di un ospedale a Napoli. Vuoto alle 6.30, pieno zeppo un’ora dopo.

Questi posti auto non sono ottimizzabili o intercambiabili, se non in parte: il posto a casa diventa libero quando vai al lavoro, e spesso nessun altro lo può occupare. Idem il posto che occupi al lavoro. Ecco il motivo per cui box, garage pubblici e parcheggi – pur essendo tantissimi – sembra non bastino mai: perché ogni auto, a meno che non stia sempre ferma, ha bisogno da 3 a 5 posti auto per poter circolare. Per ogni auto che aggiungiamo occorre creare almeno due o tre parcheggi, qualcuno magari sui marciapiedi.

Lo dimostra il fatto che nei quartieri residenziali c’è un sacco di posto di giorno, mentre è difficile parcheggiare di sera e di notte. Vicino ai palazzi di grandi aziende o di uffici pubblici il parcheggio è impossibile di mattina, mentre è facile di sera o di notte. I parcheggi dei supermercati sono relativamente liberi durante la settimana, e strapieni il sabato. Eccetera

Meno auto inutili ci sono in giro, meglio è anche per gli automobilisti che ne hanno realmente bisogno, e per i lavoratori che usano auto e furgoni per lavoro: autisti, agenti di commercio, artigiani, riparatori. La situazione italiana è patologica perché ci sono troppe auto, tanto nelle grandi città quanto in provincia: il record europeo. In nessun altro paese europeo ci sono tante auto come in Italia, a parte il Lussenburgo.

2015-03-06 16.01.18

Un esempio di post auto sotto-utilizzati e spazio non ottimizzato. Il parcheggio di uno stabilimento balneare a Marina di Pietrasanta. Strapieno per circa 30-40 giorni l’anno (il periodo centrale di agosto e i weekend estivi), resta vuoto per mesi. Probabilmente l’utilizzo effettivo di questi posti auto è inferiore al 20% su base annua. La foto è stata scattata in marzo. Il caso delle località di villeggiatura è un po’ estremo, però il principio dell’impossibile ottimizzazione dei posti auto vale anche per i parcheggi dei supermercati, nei posti di lavoro, presso i centri commerciali, ma anche dei quartieri residenziali e delle aree industriali o nei quartieri di uffici.

Il problema del parcheggio è molto sentito persino nelle metropoli americane, forse le sole città del mondo costruite in gran parte su misura per le auto. Secondo Donald Shoup della University of California, fino a un terzo del traffico è costituito da auto che cercano parcheggio.

Ovunque nel mondo le auto sono talmente tante che è impossibile costruire tutti i parcheggi pubblici o privati di cui avrebbero bisogno. Figuriamoci in Italia dove le città sono piccole e abbiamo il maggior numero di auto per abitante della Comunità Europea.

Probabilmente se si facesse un censimento dei posti auto disponibili in Italia, si scoprirebbe che, a fronte di circa 37 milioni di veicoli in circolazione, i posti auto disponibili sono 50, 60 milioni, o forse di più. Ciononostante, non si trova parcheggio…

[Aggiornamento: visto che qualcuno ha interpretato il titolo letteralmente, occorre sottolineare che questo ragionamento non vuol dire che, in presenza di un milione di auto occorrono cinque milioni di posti auto. Vuol dire però che ogni auto ha bisogno di più di un posto auto per poter circolare. Siccome questi non possono essere sempre ottimizzati o condivisi, se in una città circola un milione di auto, allora fra box privati, parcheggi pubblici, parcheggi privati, garage, autosilo, marciapiedi occupati abusivamente, divieti di sosta ecc occorreranno probabilmente un milione e mezzo di posti auto, o forse due o più, con costi e occupazione del suolo proporzionali, visto che ogni posto auto richiede circa 10 mq per l’auto, più 20 mq circa per le manovre di accesso.]

[AGGIORNAMENTO: A Los Angeles ci sono 18,6 milioni di parcheggi, pari a 3,3 posti auto per veicolo.]

AGGIORNAMENTO – Il consulente urbanistico americano Don Elliot in questo articolo sul tema delle auto a guida autonoma stima che negli Usa attualmente ci siano 283 milioni di veicoli in circolazione, con due miliardi di posti auto a disposizione. Probabilmente questa stima comprende ogni genere di posto auto (privati, pubblici, commerciali, garage, box domestici, aziendali, gratuiti, a pagamento, in aree urbane, in aree extraurbane, ecc) ma il numero dimostra l’enorme fame di spazio dell’automobile… sempre senza soluzione in ambito urbano, visto che i problemi di parcheggio esistono in tutte le città del mondo.

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Informazioni su Gianni Lombardi

Autore di libri e scrittore freelance. Ex pubblicitario. Ex segretario ADCI, IAB. Istruttore di Yoga. Copywriter. -Blog, E-mail, Facebook, Twitter, Web. Libri: http://owl.li/CESmh https://twitter.com/benzinazero
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54 risposte a Il problema del parcheggio: ogni auto per circolare ha bisogno di almeno 3-5 posti auto, ecco perché non c’è mai posto

  1. melocipede ha detto:

    tutto si ingarbuglia enormemente al primo tentativo di definire “realmente bisogno”

    Piace a 1 persona

  2. melocipede ha detto:

    L’ha ribloggato su piombino in bicie ha commentato:
    Sintetico e intuitivo, già spunto per alcuni commenti pubblicati qui sopra.

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  5. Lorenzo ha detto:

    Teoria un po’ visionaria
    Non si capisce oltretutto l’obiettivo della sua considerazione, se, come qui per lo meno abbiamo capito da anni, la critica e relativa eventuale soluzione, riguardi il possesso dell’auto privata o l’utilizzo consapevole dell’auto privata.

    Apre il tema solo all’inizio, in cui accenna che tutto il suo costrutto relativo alla moltiplicazione spontanea dei posti auto si basa sull’incremento dell’utilizzo …per cui, a rigor di logica, la politica che proponiamo qui, quella cioè di influire su un utilizzo ridotto limitato alle plausibili necessità, applicato alla sua teoria, ridurrebbe i posti auto da 5 (e perchè mai solo 5?) a uno.
    Cioè se io uso l’auto solo il we per uscire dalla città (ma anche tutti i giorni per uscire dalla città) i “5 posti” per la mia auto non esistono …anzi, in caso di sortita dai confini urbani i posti possono anche diventare zero, visto che la mia auto, quando la utilizzo, non occupa più uno stallo in città.
    Persino le amministrazioni si sono accorte della differenza tra le esigenze di sosta residenziale e sosta di spostamento …facendo pagare le seconde e non le prime, che rispondono ad esigenze (e diritti costituzionali, visto che sono stati citati) ben differenti.
    Detto in soldoni fa un discreto uso della somma di mele con pere giungendo a conclusioni in linea con la qualità dell’equazione.

    Ci consola il fatto che a Milano si registrano circa 700.000 mila auto immatricolate e ca. 500.000 posti auto regolari (per alcune fonti un po’ di più). Secondo la teoria di Lombardi i 5 posti auto (per di più come media) significherebbe che da noi ogni giorno sfruttiamo 3.500.000 stalli …eppure, con l’ausilio di un certo numero di infrazioni per aggiustare il tiro, 500.000 stalli (che non sono 5 per auto ma sono persino meno di uno per auto) più o meno malamente si riesce comunque a sopravvivere.
    E questo con un’ingresso quotidiano in città di altre 700.000 auto ..il che porterebbe la sua teoria a 7.000.000 di parcheggi.

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  6. Gianni Lombardi ha detto:

    I calcoli li sbaglia lei.

    Se una persona ha il box a casa e va al lavoro in auto, i posti auto utilizzati da quell’auto sono due. Se ha una seconda casa di vacanza con posto auto in giardino, i posti auto riservati a *quell’auto* sono tre.

    Ogni auto per circolare ha bisogno di più di un posto auto, e il minimo è due, perché spesso, anche calcolando la quota di auto sempre in movimento, i posti auto NON sono mai ottimizzati perfettamente: non sempre il posto che lascio libero viene occupato da un’altra auto. I parcheggi dei supermercati sono molto pieni di sabato e in certi orari, ma semi-vuoti in altri giorni e altri orari, e totalmente vuoti di notte.

    In tutti i casi i posti auto necessari per una singola automobile, — per consentirle di *circolare* – sono più di uno e in genere non sono meno di due o tre, a meno di non lasciare l’auto sempre ferma.

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    • Lorenzo ha detto:

      Stiamo parlando di criticità laddove la risorsa è scarsa e quando si sfrutta suolo pubblico. Se possiedo un box ed esco da Milano con la mia auto per andare da un cliente in una azienda nel torinese, sfrutto due spazi privati e non incido sulla proprietà pubblica em quando è scarsa (perchè se vado a pescare in val Sesia e lascio l’auto in un piazzale non danneggio la comunità).
      Per quanto riguarda la proprietà privata, in uno stato liberale è ancora permesso esercitarla, e se io ho un box o un giardino o un’area di rimessaggio posso possedere dieci auto (che utilizzerò una alla volta essendo io un singolo soggetto fisico) senza essere un costo sociale.
      Sorvolando sul fatto che nella maggioranza dei quartieri cittadini non periferici ad ogni auto che lascia il suo parcheggio al mattino viene occupata da un’auto che entra in quella zona e non ho mai visto stalli con il cartello di sosta riservata al sig. Mario Rossi che si è “assentato per lavoro” (ci vivo da 30 anni ed è ciò che accade)
      E la mia valutazione sui numeri di auto presenti in città a Milano e stalli disponibili taglia la testa al toro… secondo la sua teoria dovremmo essere in presenza di un fenomeno di sosta di 3 milioni e mezzo di stalli con 700.000 auto immatricolate (7 milioni contando le auto che ogni giorno vengono ad affollare la città), mentre i 500 mila esistenti assorbono, seppur con difficoltà, la domanda.
      Per cui direi che non c’è molta attinenza con la realtà di fatto

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      • Gianni Lombardi ha detto:

        Il box privato è sempre un costo. Inoltre il conteggio di 500.000 stalli non tiene conto di tutti i posti auto privati esistenti a Milano: box, posti auto condominiali, posti auto aziendali, parcheggi di alberghi e supermercati, garage pubblici, autosilo, senza contare tutte le auto parcheggiate in divieto di sosta :-). Infine le auto che vengono da fuori Milano lasciano un box o un posto auto nella città di partenza. Se è un posto privato, nessuno lo usa in assenza del proprietario.

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  7. Lorenzo ha detto:

    Ma cosa c’entrano gli stalli privati (del singolo, come di una clinica, un supermercato, un’azienda).
    E’ implicito che quando si parla di concetto sociale di sosta si fa riferimento all’occupazione di suolo pubblico.
    Fintanto che ci troviamo in uno stato liberale (e io non voglio che possa mai essere altro) il diritto della proprietà privata è inalienabile. Controllabile e su cui far gravare adeguate tasse, ma inalienabile.
    E anche in termini sociali possiamo affrontare la questione sosta quando questa diventa una criticità, una risorsa scarsa, diversamente è un bene pubblico alla stregua di una strada, di una piazza.
    Se non fosse così allora dovremmo quantificare quante stanze, quanto cemento, quanto suolo pubblico viene utilizzato per costruire un abitazione di 300 mq rispetto ad una di 70 …e quindi limitarne il possesso per decreto governativo?
    Grazie al cielo nelle democrazie occidentali questo problema non si pone …e spero che nessuno pensi che lo si voglia porre

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    • Gianni Lombardi ha detto:

      C’entrano perché nell’articolo si parla di posti auto necessari per circolare. Che paghi il privato, l’azienda o l’amministrazione pubblica, sono sempre costi e risorse. E nessuno sta mettendo in discussione la proprietà privata.

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      • Lorenzo ha detto:

        Io proprio non riesco a seguirla.
        L’osservazione del contesto pubblico ha senso solo in un ottica pubblica (o nel rapporto tra pubblico e privato).
        Ma inserire la lettura del privato per valutare lo stato del pubblico non ha senso (e non ho mai letto di una simile prospettiva).
        Allora incominciamo a valutare l’impatto (sociale?) delle sale da pranzo o le vasche da bagno e a polemizzare con chi le ha di dimensioni maggiori rispetto ad altri o di chi ne ha in numero superiore ad uno.
        Sul fatto poi della teoria dell’ubiquità delle autovetture (e per analogia degli esseri umani a questo punto) proprio non riesco a cogliere il senso …che ad ogni modo può riguardare solo il caso in cui la risorsa “sosta” sia scarsa sul territorio (e chiaramente unicamente quando si parla di “suolo pubblico”).
        Confesso la mia incapacità di cogliere la sostanza di queste sue considerazioni …e non mi resta che gettare la spugna

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  8. Gianni Lombardi ha detto:

    Lorenzo, in questo articolo non si fa nessun ragionamento né contrapposizione fra pubblico e privato. Si fa un’osservazione sulle risorse necessarie per far circolare un’auto in termini di “posti auto”, indipendentemente dal fatto che siano pubblici o privati.

    Calcolare l’esatto impatto è molto complesso, ma una cosa è sicura: un solo posto auto per ciascuna auto non basta per risolvere il problema del parcheggio. Lo dimostra, semplicemente, il fatto che – in qualsiasi città – una quota di auto è costantemente in cerca di parcheggio (fino al 30% secondo alcuni esperti), e questa ricerca in media non dura mai meno di 5-20 minuti. Le auto sono troppo ingombranti e inefficienti per muoversi in città. Lo stesso ragionamento si potrebbe fare anche a carico delle biciclette, salvo che queste, essendo molto più piccole e leggere delle auto, offrono una tolleranza maggiore (ad Amsterdam sta succedendo: ci sono troppe biciclette, come a Milano e Roma ci sono troppe auto).

    Qui un approfondimento: http://benzinazero.org/2015/02/21/ti-rendi-conto-di-quanto-costa-far-circolare-la-tua-pandina-da-9-000-euro/

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    • Lorenzo ha detto:

      E qual è il senso di fare considerazioni sulla gestione della proprietà privata?
      Se io ho un terreno sono libero di farci un parco alberato, una casetta per le merende o 10 box auto (anche se ne ho una sola).
      Qualsiasi analisi dell’impatto dell’auto sulla collettività può essere fatta su quali effetti (negativi come positivi) ha sulla collettività.
      L’impatto che un’auto ha in ambito privato, come quello di una motofalciatrice o di una piscina con solarium, non alcuna rilevanza sociale. E quindi non è di interesse alcuno.
      Aggiungere a queste considerazioni sia in ambito pubblico che privato l’affermazione che non si fanno considerazioni in ambito privato, non mi è comprensibile.
      Come non mi è comprensibile l’individuazione nel numero di “5” della moltiplicazione degli spazi sosta …perchè non 10, o 50, o 500?
      E gli stessi “spazi” se sono moltiplicabili per le auto, lo sono perchè sono moltiplicabili anche per la mia persona ..uno spazio per la mia casa, uno per l’ufficio, uno per la palestra, uno per la piscina, uno per il cinema, uno per il supermercato, uno dal ferramenta, in trattoria, al teatro eccetera.
      Si tratta della molteplicità degli aspetti del reale …e nessuno mi farà mai credere che io possa occupare tutti quei luoghi contemporaneamente o che quelli siano riservati a me anche in mia assenza (e io come persona occupo spazio tanto quanto un altro oggetto, mutano solo le dimensioni)

      Proprio non riesco a capire l’obiettivo dell’articolo …è un mio limite, e temo che non riuscirò anche se dovessimo proseguire

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      • Gianni Lombardi ha detto:

        Anche le scelte private hanno rilevanza sociale, poca o molta che sia. In casa propria ognuno puo fare quello che vuole, ma se uno decide di incendiarla, non è che questo non abbia rilevanza sociale perché “lui con la sua roba è libero di fare ciò che vuole”.

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  9. Lorenzo ha detto:

    “Anche le scelte private hanno rilevanza sociale”. Quanto meno, rispetto ai passaggi precedenti, ha ammesso che ha fatto delle considerazioni sulla proprietà privata.
    Ovviamente qui nessuno demolisce la propria abitazione (che per inciso se non intervengono forze pubbliche e non si producono danni sociali uno è liberissimo di farlo per cui non posso condividere la sua posizione), ma destina il proprio spazio alla funzione che preferisce.
    E sì, entro i limiti di non di danneggiare il prossimo, ciascuno è libero di fare con i propri beni ciò che preferisce …anche di gettarli al vento.
    E, con molta fatica, siamo giunti a sfiorare il punto iniziale, il concetto di stato liberale da cui non si può prescindere se si vogliono sviluppare considerazioni che affrontino il rapporto tra pubblico e privato

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    • Gianni Lombardi ha detto:

      Ha le idee un po’ confuse. Molti demoliscono la propria abitazione, per esempio per ricostruira o ristrutturarla. E, anche negli stati piu liberali del mondo, devono farlo a norma di legge e chiedere eventuali autorizzazioni. E, comunque, nell’articolo non ho mai contestato né lo stato liberale, né la proprietà privata, argomenti che continua a tirare in ballo lei. 🙂

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  10. Lorenzo ha detto:

    E chi ha mai detto che non devono farlo a norma di legge? …che adesso non è a norma di legge costruire un box auto o una piscina (sempre che sia permesso dal PRG ovviamente).
    Lo stato liberale lo tiro in ballo io proprio perchè lei ne entra nel merito introducendo elementi privati in un contesto di valutazione di impatto pubblico …ma poi nega di entrarne nel merito (cosa che ha fatto solo nell’ultimo commento)

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  11. Lorenzo ha detto:

    Quando una legge mi vieterà di costruire un box personale o di parcheggiare una o dieci auto nel mio giardino di casa, allora potremo parlare di azioni illegittime …ma a quel punto difficilemnte ci troveremo ancora all’interno di un regime liberale.
    Io prendo in considerazione esclusivamente azioni totalmente legittime e legali ..mi sembrava chiaro

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