*Come i giornali raccontano gli scontri stradali* FAQ, le risposte alle domande e alle obiezioni più frequenti

La tesi della rubrica *Come i giornali e i giornalisti raccontano gli scontri stradali*, documentata da ricerche scientifiche, due libri, le linee guida dell’inglese National Union of Journalists e centinaia di articoli analizzati, è che i giornalisti di cronaca quando raccontano gli scontri stradali spesso tendono a minimizzare le responsabilità degli automobilisti.

In pratica, abbastanza spesso, i giornalisti di cronaca usano un doppio standard per i diversi utenti stradali: grande comprensione e garantismo per gli automobilisti e chi guida veicoli a motore, maggiore severità per gli altri utenti. I pedoni e i ciclisti vengono spesso responsabilizzati o anche sgridati, come si vede in questi numerosi esempi. Per gli automobilisti occorre invece che siano pirati della strada, che siano stati trovati sopra i livelli consentiti di alcol o droga, e non sempre. Ci sono casi in cui l’automobilista fa sorpassi azzardati per filmarsi e condividere l’impresa sui social network, oppure viene filmato durante l’incidente ma questo non provoca nessuna considerazione sulla pericolosità del comportamento e sulla velocità eccessiva da parte del giornalista, per esempio:

Di fronte a queste argomentazioni, sui social nettork vengono spesso fatte delle obiezioni che sono sempre le stesse:

  1. Forse i giornali evitano di giungere a conclusioni prima che vengano accertate le cause degli incidenti? RISPOSTA – Ovviamente i giornali e i giornalisti non devono fare il processo agli automobilisti a mezzo stampa. Però esaminando qualche decina di articoli a caso, si nota che nel caso degli automobilisti il garantismo è quasi sempre massimo (fanno eccezione i pirati della strada e chi risulta positivo all’alcoltest, anche se non sempre). Molto minore il garantismo nei confronti di pedoni e ciclisti. La frequente minimizzazione delle responsabilità degli automobilisti è documentata da diverse ricerche scientifiche e può essere facilmente verificato leggendo con attenzione le cronache locali per qualche settimana. Qui ci sono i numerosi articoli esaminati nell’ambito della rubrica *Come i giornali e i giornalisti raccontano gli scontri stradali*
  2. Non è compito del giornalista fare ipotesi. RISPOSTA – Il compito del giornalista di cronaca è raccontare i fatti. Nell’ambito del racconto dei fatti può anche formulare ipotesi concrete (basate sui fatti a disposizione) e può anche esprimere opinioni su quello che vede, separando i fatti dalle opinioni. Nel caso degli incidenti stradali è sospetto il fatto che negli articoli di cronaca si sappia sempre Cosa, Quando, Dove, mentre talvolta manca il Chi (in molti articoli gli automobilisti, come categoria, non compaiono nemmeno) e spesso nell’articolo manca il Perché, ovvero le cause dell’incidente. Talvolta addirittura si parla di pedoni travolti, senza nemmeno specificare che sono stati travolti da un veicolo. Spesso in cronaca si parla anche di incidenti avvenuti giorni, settimane o mesi prima, e anche in questo caso non si dà nessuna informazione sulle cause dell’incidente, nonostante che, dopo giorni o settimane, la dinamica dovrebbe essere abbastanza chiarita.
  3. Hai già emesso la sentenza? Informa il giudice. RISPOSTA – Nell’analisi degli articoli mi limito ad elencare i fatti come sono stati raccontati dal giornalista, evidenziare le contraddizioni dell’articolo (per esempio il fatto che spesso manca del tutto la figura della persona alla guida), esaminare le eventuali fotografie disponibili, in qualche caso guardare su Google Maps la configurazione della strada o dell’incrocio. Da questa analisi emerge spesso che una delle ipotesi della causa dell’incidente o dello scontro stradale sia la velocità eccessiva per le condizioni della strada. Questa è un’osservazione che però i giornalisti raramente fanno, come se la velocità fosse un tabù. Ipotizzare una velocità eccessiva per le condizioni della strada NON è emettere una sentenza ma in genere è fare una ragionevole ipotesi, basata su elementi fattuali presenti nell’articolo (condizioni dei veicoli, eventuale assenza di frenata, eventuali uccisioni sul colpo, eccetera). Se l’automobile è molto danneggiata e il pedone è stato ucciso sul colpo, difficile sostenere che l’automobilista stesse guidando con prudenza a velocità moderata.
  4. È una tua opinione. RISPOSTA – Chi non è in grado di supportare le sue argomentazioni con dati e documenti spesso usa l’argomento tuttofare ‘è una questione di opinioni’, sottintendendo ‘la mia opinione vale come la tua’. Nel caso particolare, non è un’opinione personale basata su oscure intuizioni. Il fatto che i giornalisti spesso minimizzino le responsabilità degli automobilisti e di chi guida veicoli a motore è documentato da diverse ricerche scientifiche di importanti università, da due libri di cui un saggio curato da Stefano Guarnieri e con contributi di diversi esperti fra cui una giornalista, una psicologa e una dirigente della Polizia di Stato. Le tesi delle ricerche scientifiche sono state accolte in Gran Bretagna nelle linee guida per i giornalisti della National Union of Journalists.
  5. Come fai a sapere che l’automobilista non ha fatto di tutto per evitare l’incidente? RISPOSTA – L’automobilista può aver fatto tutti i tentativi del mondo per evitare l’incidente, ma se l’incidente c’è stato, qualcosa ha sbagliato. La causa più probabile è la violazione dell’articolo 141 del Codice della strada che prescrive di mantenere sempre una velocità adeguata alle condizioni della strada e del traffico, in modo da mantenere sempre il controllo del veicolo. Se, per esempio, l’automobilista ha investito un pedone sulle strisce bianche, magari anche in zona 30, difficile sostenere la totale innocenza dell’automobilista. Se investi un pedone o un ciclista in zona 30 o guidavi troppo forte, o guidavi distratto, o forse non sei in grado di guidare.
  6. I giornalisti hanno paura delle querele degli automobilisti. RISPOSTA 1 – Apparentemente però non hanno paura delle querele di pedoni e ciclisti perché spesso li sgridano negli articoli, anche attribuendo infrazioni inesistenti o discutibili, Numerosi esempi sono stati catalogati nella rubrica *Come i giornali e i giornalisti raccontano gli scontri stradali*. RISPOSTA 2 – Inoltre se scrivi ‘Auto investe bici. Forse andava troppo veloce’ o più esplicitamente ‘Automobilista investe ciclista. Forse andava troppo veloce’ ma non indichi il nome dell’automobilista, questo non è identificabile, quindi difficilmente c’è materia per un’eventuale querela per diffamazione. Nella maggior parte degli articoli di cronaca di incidenti stradali, infatti, raramente vengono indicati i nomi di automobilisti e guidatori, salvo il caso di morti o di vittime gravi ricoverate in pronto soccorso. Anche nelle fotografie dei veicoli coinvolti in genere non appare mai la targa e se appare viene cancellata o sfocata. Fra l’altro va aggiunto che, secondo dati della Federazione Nazionale della Stampa, 7 querele su 10 vengono archiviate, mentre di quelle che arrivano davanti al giudice, 9 su 10 si concludono con il proscioglimento del giornalista. [vedi link e allegato in fondo all’articolo]. Naturalmente anche la minaccia di querela è un problema e una fonte di disturbo per il sereno lavoro del giornalista ma, come si vede dai dati, la condanna è un’eventualità molto remota.
  7. La forma passiva viene usata per motivi legali, per evitare querele. RISPOSTA – È un’obiezione che è stata fatta diverse volte, ed è del tutto inconsistente. Dire ‘Bruto ha ucciso Cesare’ oppure dire ‘Cesare è stato ucciso da Bruto’ non comporta nessuna differenza da un punto di vista legale, nel caso Bruto fosse innocente e volesse querelare l’autore della frase. Inoltre se invece si scrive ‘Un congiurato ha ucciso Cesare’, non c’è nessuno spazio per querele (vedi punto 6) perché il presunto colpevole non viene nominato e il suo nome verà accertato con indagini e processo. Comunque psicologicamente è diverso scrivere ‘Un congiurato ha ucciso Cesare’ (forma attiva) rispetto a ‘Cesare è stato ucciso a coltellate’ (forma passiva con Cesare protagonista e agente indeterminato). Nella seconda formula l’agente o gli agenti del delitto sono psicologicamente allontanati. Allo stesso modo è psicologicamente molto diverso scrivere ‘Ciclista travolto da un camion’ rispetto a ‘Camionista travolge ciclista’.
  8. I giornalisti sono obbligati a semplificare, soprattutto nei titoli, per motivi di spazio. RISPOSTA – Questo può essere vero sulla carta stampata, ma è molto meno vero sul web. Inoltre, facendo riferimento all’esempio del punto 7, ‘Camionista travolge ciclista’ è più sintetico di ‘Ciclista travolto da un camion’, per cui il problema dello spazio o della sintesi non è sempre vero né determinante.
  9. L’automobilista potrebbe aver avuto un malore. RISPOSTA – In caso di incidente grave il malore viene spesso evocato come spiegazione tanto dai giornalisti quanto dal pubblico. In realtà gli incidenti causati da malore sono molto rari. Gli automobilisti, in caso di incidente, di solito fanno di tutto per discolparsi, giustamente dal loro punto di vista. Se il malore fosse frequente e facilmente documentabile, comparirebbe spesso come causa di incidente sia nelle statistiche, sia negli incidenti grandi e piccoli. Il malore, se avviene, può causare sia l’incidente mortale sia il tamponamento in coda al semaforo. Per cui, se fosse una frequente causa di incidente, apparirebbe nelle statistiche tanto negli incidenti catastrofici quanto negli incidenti da fanalino rotto. Quindi è un’ipotesi molto rara, molto di più della velocità eccessiva per le condizioni della strada e del traffico.
  10. L’automobilista potrebbe aver perso il controllo del mezzo. RISPOSTA – Appunto: perdere il controllo del mezzo è generalmente frutto di errori, infrazioni o sottovalutazioni delle condizioni della strada. O, infine, incompetenza alla guida. L’articolo 141 del Codice della strada prescrive di mantenere sempre una velocità adeguata alle condizioni della strada e del traffico, in modo da mantenere sempre il controllo del veicolo. Se è buio, c’è la nebbia, piove, c’è il sole abbagliante, la strada non è illuminata, c’è la possibilità di animali vaganti sulla strada non si va alla massima velocità possibile, e neanche alla massima velocità consentita, ma si modera la velocità per adeguarsi alle condizioni della strada, del traffico, della visibilità.

Hai altre obiezioni? Indicale nei commenti per aggiornare l’articolo.

Qui la rubrica *Come i giornali e i giornalisti raccontano gli scontri stradali*

Qui alcune selezioni di casi ricorrenti:

Immagine da una mozione presentata alla Camera dei deputati

Gli stessi dati vengono riportati in un articolo sul quotidiano Domani scritto dal Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana scaricabile dal sito FNSI. Se il link nonfunziona, il pdf è scaricabile anche qui:

Informazioni su Gianni Lombardi

Autore di libri e scrittore freelance. Ex pubblicitario. Ex segretario ADCI, IAB. Istruttore di Yoga. Copywriter. -Blog, E-mail, Facebook, Twitter, Web. Libri: http://owl.li/CESmh https://twitter.com/benzinazero
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