L’uso dell’automobile è ‘libertà’, ma la *libertà del più forte* (e questo è il motivo per cui servono i limiti a 30 nelle strade frequentate da persone a piedi e in bicicletta)

Immagine dal cartone animato di Walt Dinsey ‘Motormania’

NON è vero che automobilisti, pedoni e ciclisti sono tutti uguali: su una strada qualsiasi basta che transitino ogni giorno 20 persone in automobile a 50 km/h per marginalizzare le persone che camminano a piedi o pedalano in bicicletta, e metterle in pericolo, anche quando le persone a piedi o in bicicletta magari sono dieci volte di più di quelle in automobile.

Questo è il motivo per cui nelle strade molto frequentate da pedoni e ciclisti occorrono marciapiedi larghi, piste ciclabili protette o, in difetto di questi, limiti a 30, 20 o anche 10 km/h a seconda del tipo di strada (vie commerciali, strade scolastiche, quartieri residenziali con bambini che giocano).

Questo principio è integrato nella cultura urbanistica dei paesi europei più progrediti, ed è stato recentemente inserito esplicitamente nel codice della strada britannico:

Gli utenti della strada non sono tutti uguali ma quelli più grandi (camion e auto) hanno più responsabilità e quelli più vulnerabili (pedoni e ciclisti) hanno più diritti.
In fondo non è un concetto nuovo, c’è da sempre in mare (dove le barche a vela hanno la precedenza su quelle a motore).

Da un post su Linkedin di Stafano Guarnieri, Associazione Lorenzo Guarnieri

Quando invece qualcuno insiste che gli utenti della strada sono tutti uguali, oppure afferma che la stessa persona di volta in volta usa l’auto, i mezzi pubblici, la bici e va anche a piedi sta affermando cose vere dal punto di vista sostanziale, ma con lo scopo di favorire subdolamente l’uso del mezzo più grosso.

Il motivo per differenziare le responsabilità delle persone a seconda che guidino camion e furgoni, guidino l’auto auto, pedalino in bici o vadano a piedi dipende dal semplice fatto che i mezzi di trasporto più grossi sono implicitamente più pericolosi. Metterli tutti sullo stesso piano è capzioso e subdolamente scorretto.

Così come essere investiti da un ciclista è più pericoloso di essere investiti da un podista (perché ci sono le parti metalliche della bici, e perché la velocità può essere più elevata), essere investiti da un’automobile, un furgone o peggio un camion è molto più pericoloso di essere investiti da ciclisti e podisti.

Inoltre va aggiunto che circa il 30% dei cittadini italiani, uomini e donne, non hanno la patente. Occorre tutelare il diritto alla mobilità e alla sicurezza anche di questi cittadini.

È vero che, entro certi limiti, l’automobile è libertà, ma è la libertà del più forte. Per questo in certi casi va limitata, particolarmente nei centri cittadini e nei quartieri residenziali. ◆

Informazioni su Gianni Lombardi

Autore di libri e scrittore freelance. Ex pubblicitario. Ex segretario ADCI, IAB. Istruttore di Yoga. Copywriter. -Blog, E-mail, Facebook, Twitter, Web. Libri: http://owl.li/CESmh https://twitter.com/benzinazero
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6 risposte a L’uso dell’automobile è ‘libertà’, ma la *libertà del più forte* (e questo è il motivo per cui servono i limiti a 30 nelle strade frequentate da persone a piedi e in bicicletta)

  1. Luigi Desiderato ha detto:

    Si possono scrivere sciocchezze simili? Evidentemente si’, quando si e’ accecati dall’ ideologia e si hanno le fette si salame sugli occhi. Peccato che nella Storia recente proprio l’ auto abbia rappresentato, e ancora rappresenti, la risorsa fondamentale che ha determinato lo sviluppo e il benessere economico che conosciamo. L’ esigenza di muoversi e’ insita nella Natura umana (altrimenti staremmo ancora in Africa dove siamo nati millenni fa e vivremmo sugli alberi) e da sempre l’ uomo ha cercato / inventato mezzi e strumenti che glielo consentissero con sempre minore sforzo e sempre maggiore spazio di utilizzo per migliorare la prorpia vita (si pensi alle navi dei Vichinghi). Tutto cio’ e’ esploso dalla scoperta della macchina a vapore e proprio da li’ si puo’ osservare inequivocabilmente il miglioramento delle condizioni di vita, di salute e di lavoro, ovvero in generale di benessere (cosa a cui l’ uomo anela per sua stessa Natura). Dopo la scoperta del petrolio e del suo utilizzo per muovere un motore, la mobilita’ personale ha dettato cosi’ un incremento inimmaginabile nel miglioramento delle condizioni di vita e la possibilita di muoversi sempre piu’ a minore costo e’ l’ elemento fondamentale per tutto cio’. Tornare o ipotizzare di anelare ai tempi di Mao (il pensiero comunista e’ il leit-motiv di questo articolo e va rigettato come diabolico) e’ semplicemente una follia, un qualcosa che va contro la natura stessa dell’ uomo, contro la Storia, financo a rappresentare un crimine. Per concludere e dimostrare l’ assurdita’ di tutto quanto scritto in questo articolo, uno che si compra un camion (mezzo piu’ grande o piu’ “forte”) non lo fa per farne l’ uso che farebbe di un’ auto o di una bicicletta, ma perche’ ha esigenze che lo spingono a dotarsi di quel mezzo senza il quale probabilmente gli sarebbero completamente precluse alcune attivita’, quindi di vivere.
    L’ ideologia annebbia le menti.

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    • Gianni Lombardi ha detto:

      Sì, la TUA ideologia annebbia la mente. 🙂 Nessuno ha detto di abolire l’auto, men che meno in questo articolo.

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    • CimPy ha detto:

      nella Storia recente proprio l’ auto abbia rappresentato, e ancora rappresenti, la risorsa fondamentale che ha determinato lo sviluppo e il benessere economico che conosciamo”

      Non confondiamo la possibilità di percorrere grandi distanze, o di trasportare cose e persone anche dove treni e autobus non arrivino (o arrivino impiegando molto più tempo) con i “viaggi” nei centri abitati, per distanze relative, magari da soli, a velocità smodate con l’idea di fare chissà quanto presto – salvo scoprire poi che il “risparmio”, pagato da qualcuno a prezzo altissimo (ma, finché non siamo noi o un nostro parente diretto o un amico davvero caro, che importa?), è, parccheggio escluso, dell’ordine di pochi minuti.

      Che poi, se nelle strade cittadine viaggi più adagio tra un semaforo e l’altro, non è che stai ammazzando l’economia nazionale, eh? Dico, a parte un certo risparmio sul carburante e sull’usura del mezzo, se ti serve davvero la macchina la usi eccome, pure che magari non devi guizzare tra le altre per conquistare o tenere una pole position a ogni incrocio. O stare dietro a qualcuno in città è un grande disonore e fonte di buchi di bilancio e arretratezza nazionale?

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      • Luigi Desiderato ha detto:

        Peccato che ci siano decine di migliaia di persone anche molto vicine a noi che non hanno un lavoro sotto casa e che siano costrette ad avere necessariamente un mezzo che consenta loro di muoversi in tempi umani solo per lavorare, ovvero per vivere. Non ci sono solo citta’ piccole o grandi, ci sono anche piccoli centri che non sono serviti/servibili da mezzi pubblici ma a costoro perche’ dovrebbe essere negata la stessa possibile di vivere che avrebbe un cittadino che lavora sotto casa? Ideologia comunista appunto: il male assoluto dell’ umanita’.

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      • CimPy ha detto:

        “ci sono anche piccoli centri che non sono serviti/servibili da mezzi pubblici “

        Ma ci sta: se abiti a oltre 30km dalla città e lavori in città, o se devi comunque affrontare provinciali e statali che non hanno posto per le due ruote, è giococoforza che, in assenza di treni (non “carri bestiame”, treni), ti serva un’auto. Però qui si parlava di città metropolitane non solo dotate di mezzi, ma anche pedalabili. Per dire, io sto a Milano e vado in ufficio in bici: 17 km andare, 17 a tornare, 2 borsoni al portapacchi, uno zaino sulla schiena. E no, non ho 20 anni, ma quasi 60. Quanto ci metto? Un’ora, esattamente come se prendessi l’auto. E quando piove? Mi copro con le protezioni adatte – uno spazio in una delle due borse serve anche a quello.

        Solo per dire che, non tutti, ma qualcuno lo potrebbe fare. Poi dipende anche da cosa fai di mestiere: se passi il giorno a tirare la carriola, magari hai anche diritto a viaggiare seduto senza dover ulteriormente pedalare. Se sei un mezze maniche o un colletto bianco, e stai già seduto per 9/10 ore al giorno, magari ti fa solo bene pedalare.

        E invece (per dire) ho un collega (molti di più in realtà) che sta a due passi da una ciclopedonale che lo porterebbe in ufficio in 20 minuti, ma lui viaggia in auto. Quanto ci mette? sempre 20 minuti (il traffico è il traffico, anche sulle distanze brevi) ma è convinto che in bici farebbe troppa fatica. Non vale per tutti: dipende da dove stai, cioè dal tragitto che devi fare e dalla salute che hai – però ad averne meno di me ce ne vuole (per dire, siamo circa 200, me la gioco con gli ultimi 10, andiamo in ufficio in bici in tre – oltre a me, uno che deve fare ben 4 km e uno che ne fa 12 con una bici a pedalata assistita).

        Comunque – e chiudo – uso la bici per andare al lavoro, ma se devo fare la spesa grossa o se devo portare un figlio da qualche parte fuori mano, prendo la macchina: è appunto una questione di percorsi/servizi/cosa si trasporta/cosa si deve fare.

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