No, i ciclisti non sono sempre obbligati a pedalare sulle piste ciclabili e ciclopedonali, anche se c’è grande confusione anche fra polizie e istituzioni sull’obbligo dei ciclisti di circolare “sulle piste ciclabili a loro riservate” (Articolo 182, comma 9), come si può approfondire anche qui.
La risposta comunque è NO. I ciclisti sono obbligati ad usare le piste ciclabili, quando sono presenti, ma NON le piste cicloPEDONALI. Ovvero se la pista è ad uso promiscuo di ciclisti e pedoni, i ciclisti possono scegliere se usare la pista o pedalare in strada.
Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il 19 gennaio 2009, ha chiarito che le piste ciclopedonali NON vanno considerate come “piste ciclabili riservate ai ciclisti” e quindi in presenza di pista ciclopedonale non c’è l’obbligo per i ciclisti di utilizzarle, probabilmente soprattutto nel caso in cui ritengono di voler pedalare particolarmente veloci, come avviene nel caso di ciclisti sportivi in allenamento.
L‘articolo 182 comma 9 del codice è comunque poco chiaro, visto che scrive: “9. I velocipedi devono transitare sulle piste loro riservate quando esistono, salvo il divieto per particolari categorie di essi, con le modalità stabilite nel regolamento.”
Ovvero: si parla di “piste a loro riservate” senza chiarire che quelle ciclopedonali non sono “riservate” ai ciclisti (vedi chiarimento del Ministero, qui sotto). E poi si parla di “divieto per particolari categorie” di ciclisti, rinviando al regolamento che però non elenca queste categorie. Un’ulteriore prova di quanto è confusa e fatta male la parte legislativa del Codice della strada che riguarda le biciclette.
Fonte del documento: Studio Chiarini, Montichiari.
Il documento completo è scaricabile anche qui: problematiche-ciclabili-pareri-ministeriali-tema_4_rev4
Conosci orientamenti ministeriali differenti, sentenze o provvedimenti legali di orientamento diverso sul tema? Nel caso indicali nei commenti con un link alle fonti (testo del parere, estratti della sentenza, notizie di giornale eccetera).
Il chiarimento evidenziato nella diapositiva Fiab è perentorio: ma la confusione resta, grazie alla scelta di usare il segnale di obbligo per segnalare un percorso che per i ciclisti è facoltativo.
[AGGIORNAMENTO – Qui la sentenza di un giudice di pace che ha annullato una multa inflitta al ciclista professionista Filippo Ballerini da un poliziotto zelante ma disinformato perché, investito da un’auto mentre era in allenamento, non pedalava sulla vicina pista ciclopedonale: Ciclisti professionisti e piste ciclabili. (Tuttobiciweb)]
[AGGIORNAMENTO 16 settembre 2021] Qui un caso reale: il comune multa un ciclista per non aver usato la pista ciclopedonale. Il ciclista fa ricorso e vince: Ancisi (LpRa): Ciclista multato ingiustamente. Il comune non ricorre contro la sentenza che gli ha dato torto [Ravenna Web TV]
Attenzione che parlare di “piste ciclopedonali” è improprio. La normativa definisce infatti i “percorsi promiscui pedonali e ciclabili”, guardandosene bene da definirli “piste” proprio perché non lo sono e non sono a queste assimilabili perché una “pista” è una porzione di strada dedicata ad una particolare categorie di veicoli (il pedone non è un veicolo).
Anche da qui discende il relativo NON obbligo per i ciclisti di transitare su un percorso promiscuo.
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Nel linguaggio comune e anche nella comunicazione pubblica di alcune istituzioni il termine “pista ciclopedonale” è entrato nell’uso. Inolttre nella lingua italiana “pista” significa anche semplicemente traccia nel terreno, sentiero percorso a piedi da uomini o animali. Resta comunque il fatto che il codice della strada sul tema è confuso e scritto male.
http://www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=pista
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Le piste ciclabili spesso sono per brevi tratti e percorse da pedoni con cani, inadatte ai ciclisti sportivi,le ciclo-pedonali sono un vero attentato ai ciclisti.
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sono inadatte, oltreché pericolose: il più delle volte sono un tripudio di paletti ed ostacoli, senza considerare il fatto che gli elementi che le separano dalla carreggiata (dal piccolo cordolo al più grande new jersey) fanno sì che sporco, terriccio, detriti ecc rimangano sul fondo della “pista”, poiché i lavastrade lì non possono operare, ed il fondo stesso alla lunga si deteriora, senza che gli interventi di asfaltatura, già di per sè pochi, della sede stradale non vengono estesi alla ciclopedonale.
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Se no investono i pedoni piuttosto che rallentare o mettere un piede per terra
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a-sempre sporche del materiale anche pericoloso peduto da altri mezzi e “sparato” ai lati dai pneumatici della vicina carreggiata (e qui bisorrebbe rivedere i metodi di pulizia strade).
b-deformate da radici di alberi a seguto di cattive piantumazioni (pochissimi “giardinieri” del verde pubblico conoscono, o vogliono, o possono applicare i criteri di scavo proporzionale all’altezza della giovane pianta da metter a dimora per far sì che le sue radici affondino correttamente nel terreno).
c- realizzate (ipocritamente) condividendo un marciapiede ove loro, viaggiando veloci diverrebbero ben più pericolosi per sè e per gli altri di quanto non siano d’intralcio sulla carreggiata, ad esempio per lo scarto improvviso di un pedone, di un bimbo ecc.
d-con andamento tortuoso, soprattutto in corrispondenza degli incroci, per portarli ad attraversare “al sicuro” in prossimità delle zebre pedonali, il chè è assurdo visto che ciò:
I- li obbliga a fermarsi e a scendere dal mezzo (salvo quando gli attraversamenti son segnalati per ciclisti) mentre se proseguissero sulla carreggiata nessuno potrebbe tagliare legittimamente loro la strada per svoltare a destra
II- li nasconde alla vista del veicolo sopraggiungente che svoltasse a destra.
e-piante decorative con foglie a spina
f-è attraversata da vie private, uscite-ingressi di abitazioni o aziende, nascoste da muri di cinta.
g-sono dei brevi ed inutili spezzoni.
h-cani, tanti cani con lunghi guinzagli.
i- tombini con grate parallele al senso di marcia.
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