Nelle due foto sopra vediamo alcuni palazzi di Genova all’inizio del secolo scorso e oggi.
Nell’imediato dopoguerra, negli anni 50 del 1900, governi italiani e sindaci di molte città hanno deciso che lo sviluppo italiano passava per le autostrade e non per un più democratico miglioramento dei mezzi pubblici. E in una città e in una regione palesemente inadatte per le tangenziali e le autostrade a sei corsie, sono state costruite strade, autostrade e parcheggi a più non posso.
Con i risultati che vediamo nelle due immagini.
La mobilità italiana è diventata la mobilità automobilistica, basata sull’automobile privata (attualmente siamo la nazione europea con più auto per abitante). E tanto peggio per chi non vuole comprare l’auto privata, non può guidarla, o non può permettersi di comprarla e pargarne le numerose spese mensili.
Per documentare la lungimiranza di quelle scelte, va ricordato che anche il ponte Morandi, crollato nel 2018 per difetti costruttivi, fu costruito promettendo la soluzione ai problemi del traffico genovese. I problemi non sono mai stati risolti, il traffico è aumentato e peggiorato.
Qui sotto la copertina della Domenica del Corriere, il settimanale del Corriere della Sera, il più importante quotidiano italiano all’epoca, che nel 1964 prometteva la soluzione ai problemi del traffico genovese:
Qui altri articoli sul tema della viabilità a Genova (link alle fonti all’interno degli articoli):
- Ponte di Genova: e due parole di biasimo per i deficienti che hanno progettato, approvato e costruito questo genere di autostrade? [Aggiornamento]
- Profetica copertina della Domenica del Corriere 1964: “Genova risolve il problema del traffico”
- Ad Amsterdam c’era un caos di auto come a Roma, Milano, Torino, Genova, Bologna, Vicenza, Firenze, Napoli, Palermo. Poi hanno risolto
- Andare in bici a Genova – testimonianze di chi la usa per lavoro, shopping, commissioni
Purtroppo c’è un abuso generalizzato dell’automobile; dobbiamo ringraziare soprattutto i governi che si sono succeduti e le relative politiche economiche ma anche l’ignoranza ambientale e la presunta comodità generalizzate
"Mi piace"Piace a 1 persona