In fatto di progettazione e design, quando non erano obbligate dalla legislazione (arrivata spesso tardivamente e tuttora incompleta) le aziende automobilistiche hanno sempre preferito estetica, prestazioni, marketing o riduzione dei costi alla sicurezza.
Nella storia dell’automobile solo poche aziende hanno prestato attenzione in modo prioritario alla sicurezza di automobilisti, passeggeri, ciclisti e pedoni senza esserne obbligati dalla legge.
Per esempio per un breve periodo – su indicazione di Robert McNamara, alto dirigente della Ford e successivo Segretario della Difesa degli Stati Uniti – la Ford introdusse alcune migliorie di sicurezza nei suoi modelli del 1956 (fra cui le cinture di sicurezza opzionali) e per breve tempo enfatizzò il tema della sicurezza nella sua pubblicità.
‘La sicurezza non vende’
Ma in azienda altri dirigenti erano scettici sull’opportunità di usare la sicurezza come argomento di vendita. Secondo loro, e secondo molti concorrenti della Ford, ‘La sicurezza non vende’. Era un vero proprio slogan interno: ‘Safety doesn’t sell’. Molti temevano che l’accento sulla sicurezza sottolineasse i pericoli della guida [Joel W Eastman, ‘Styling vs Safety: The American Automobile Industry and the Development of Automotive Safety, 1900-1966’, University Press of America, 1984].
Nel 1960 la General Motors preferì installare cruscotti dal design angolare rispetto a quelli arrotondati perché li considerava più attraenti. Questi cruscotti vennero soprannominati, all’interno dell’industria, ‘meat cleaver’ (mannaia da macellaio) per gli effetti negli incidenti stradali [Brian Ladd, ‘Autophobia, Love and Hate in the Automotive Age’, University of Chicago Press, 2008].
Fra i problemi e gli errori di progettazione segnalati da vari autori e giornalisti: piantone dello sterzo rigido (in caso di collisione può sfondare il petto dell’automobilista), pulsanti e manopole sporgenti, scarsa visibilità e punti ciechi, l’assenza di cinture di sicurezza e poggiatesta.
Il tema della sicurezza arrivò in primo piano solo nel 1965, con la pubblicazione del libro di Ralph Nader ‘Unsafe at Any Speed’ che documentava il fallimento e la mancanza di attenzione dell’industria dell’auto nel rispondere ai problemi della sicurezza stradale. La General Motors per risposta cercò di gettare discredito su Ralph Nader, anche indagando sul suo passato. Non solo non trovarono niente di compromettente, ma la tattica fu scoperta e il presidente della General Motors dovette chiedere scusa davanti alla commissione del Senato.
Da allora iniziò, negli Usa e in diversi paesi europei, un cammino legislativo per migliorare la sicurezza delle automobili, prima di tutto per automobilisti e passeggeri e quindi, nei limiti del possibile, per pedoni e ciclisti.
Tutto bene, diranno i difensori d’ufficio dell’industria dell’automobile, adesso tutti in grandi marchi hanno a cuore la sicurezza e investono pesantemente in questa direzione.
Sì, se sono costretti dalla legge. Ma quando possono, continuano a preferire estetica, prestazioni, vantaggi di marketing o riduzione dei costi. Ecco alcuni esempi attualissimi (link alle fonti all’interno degli articoli):
- Touchscreen invece di manopole e pulsanti fisici: I touchscreen in auto distraggono e sono pericolosi –– Ma non è un problema perché se ammazza un pedone l’automobilista può sempre dire ‘non l’avevo visto’. Per forza: stava guardando il touchscreen
- Integrazione sempre più spinta con telefonini e sistemi digitali: Pedoni e ciclisti, guai se guardate il telefonino. Automobilisti, godetevi il vostro smartphone a quattro ruote, due tonnellate e 300 cavalli
- Montanti del parabrezza sempre più larghi che creano punti ciechi proprio davanti al guidatore: Un grave problema di cattivo design automobilistico: montanti del parabrezza sempre più grossi e ingombranti che impediscono di vedere ciclisti e pedoni a bordo strada
- Schermi sempre più grandi: Mi raccomando, non usate gli auricolari in bicicletta… Sono una pericolosa fonte di distrazione, a differenza dei display elettronici sempre più grandi in automobile
- Abitacoli insonorizzati: Dal 1958 gli automobilisti possono guidare dentro abitacoli insonorizzati… ma in bicicletta guai se indossi cuffie o auricolari
- Due buoni motivi per vietare le auto nere e di colore scuro: sono più pericolose, e contribuiscono alle isole di calore urbane
- Sedili e cinture di sicurezza progettate per la corporatura maschile: Design: le cinture di sicurezza delle automobili sono spesso progettate per gli uomini… mettendo il corpo femminile a rischio
Qui altri articoli e approfondimenti sul tema del design automobilistico, ieri e oggi (link alle fonti all’interno degli articoli).
Naturalmente va riconosciuto che negli anni ci sono stati dei grandi progressi in tema di sicurezza, ma sono dovuti principalmente al fatto che le case ne vengono obbligate dalla legge. Anche la maggiore sicurezza delle auto europee rispetto a quelle americane è dovuta a fatti normativi, non al fatto che le case europee siano più umanitarie (con eccezioni: la sempre nominata Volvo come esempio di attenzione alla sicurezza, anche se ogni tanto pure lei fa disinformazione al riguardo, con spot condannati per pubblicità ingannevole).
Per fare un esempio recentissimo, ecco un ennesimo cruscotto ad alta distrazione, da patrte di un costruttore all’avanguardia nella tecnologia. Gli interni della Tesla S. I cruscotti digitali su touchscreen consentono una maggiore semplicità costruttiva: invece di pulsanti e manopole fisiche, si risolve tutto col software, e se ci sono problemi si aggiorna il software. Ma, quando semplicemente vuoi alzare il volume dell’autoradio, navigare in una serie di comandi a video richiede molto più tempo e molta più attenzione allo schermo (e non alla strada) di girare la rotellina del volume.
Invece dal lontano passato italiano, lo spot per il cinema per il lancio della Fiat 500 del 1967. Nessun cenno alla sicurezza (che comunque sopra i 30 km/h la Fiat 500 offriva in minima parte), salvo le prestazioni dei freni, citate in fondo al filmato. Accento sulle prestazioni velocistiche e strizzate d’occhio alla guida ‘esuberante’ di due ‘giovanotti in gamba’ (dal minuto 3:50 circa):